È però successo ultimamente con i commenti dedicati all’avaria del transatlantico Concordia. Una mezza dozzina di articoli definiva "Una metafora" la vicenda della nave Concordia. Metafora di cosa? Ma del nostro Paese, naturalmente. Ci sono tutti gli elementi che inevitabilmente hanno guidato le tastiere dei giornalisti italiani a vedere la disgrazia marittima come una parallela, una metafora appunto, delle vicissitudini dell’Italia. Anche l’Italia è una grossa nave che naviga in acque spesso turbolenti o nei pressi di coste scogliose.
Anche l’Italia ha bisogno di un comandante fermo, sicuro e che impartisca chiari ordini nei momenti di bisogno. Un comandante che abbia soprattutto le idee chiare sulla rotta da seguire. Seguendo le vicende del naufragio causato, a quanto pare, da un comandante che ha dapprima guidato male il bastimento e poi, e questa è la cosa più vergognosa, ha abbandonato il bastimento in piena varia. Insomma non a caso si dice governare una nave, come si dice governare un Paese. L’associazione d’idee era inevitabile e si è visto su numerose testate italiane. E la stampa tedesca? Beh, ci ha già pensato Mauro Montanari, direttore di questo giornale, a dire la sua (che poi è anche la nostra) sulle sconcertatati considerazioni dello “Spiegel Online” in merito alle associazioni delle qualità (pessime) messe in mostra dal comandante Schettino con le peculiarità del nostro carattere nazionale. Meno male che lo Spiegel non ha parlato di codice genetico sbagliato. Sciocchezze simili le abbiamo già sentite da un certo Sarrazin l’anno passato.
Quello che ha scritto lo Spiegel è bastato a rompere le scatole anche al nostro Ambasciatore Michele Valensise, ormai conosciuto come mediatore di grande finezza, sempre accompagnato da un sorriso disarmante e da una sincerità mai scomposta. A noi piace cosi e piace anche quello che ha scritto allo Spiegel. E se si è rotto le scatole Valensise, vuol, dire che lo Spiegel ha veramente sbagliato di grosso. Però, giacché l’hanno già fatto in tanti, vogliamo avventurarci anche noi sulla storia della Concordia, guardandola come una metafora. Mano sulla coscienza, dobbiamo prendere innanzitutto ancora una volta atto che l’immagine dei nostri comandanti (non solo quelli in marina) non gode di ottima fama. Tutto frutto di antipatia nei nostri confronti? Sicuramente no.
Qualche pizzico di verità Schettino, con la sua manovra sbagliata sotto costa, l’ha fatta venire a galla. Cominciamo con la via da seguire nel nostro Paese prima di assumere un comando, a tutti i livelli. È costume italiano, ci fa male ammetterlo, che non è assolutamente normale che a guadagnarsi il comando sia il più bravo. La classe dirigenziale italiana si distingue innanzitutto per la sua capacità di creare collegamenti, cordate, raccomandazioni, opportunità politiche mentre le qualità del meritevole, purtroppo spesso, sono solo alla fine dei presupposti richiesti per assumere il comando di qualcosa. Siamo tutti pronipoti di Machiavelli e non dobbiamo assolutamente vergognarcene.
Siamo gli inventori della politica moderna e della concezione occidentale dello Stato e possiamo esserne orgogliosi. Siamo, però anche gli inventori degli intrallazzi più sfacciati che non dovrebbero però esistere quando la responsabilità, il comando deve essere affidato a uomini e donne che hanno la capacità e la coscienza di sopportare il peso della responsabilità su altri uomini e donne. Lì finisce lo scherzo. E mentre ricordiamo ai tedeschi che l’incapacità dei comandanti nulla a che vedere con la loro nazionalità, richiamando alla mente che fu uno svedese a spaccare in due il nostro Andrea Doria e che fu un inglese ad andare a sbattere per eccesso di velocità contro un Iceberg con il Titanic, ci dobbiamo interrogare se la pessima reputazione che la classe dirigenziale italiana gode in tutto il mondo sia veramente solo frutto di fantasia. Come facciamo a indignarci quando le fotografie di alcuni nostri ministri famose per essere più belle che brave e le dichiarazioni di alcuni assessori sulle consuetudini sessuali di un nostro capo del governo abbiano fatto il giro del mondo. Ma non andiamo troppo lontano.
L’affondamento della Concordia lo vediamo anche vicino a casa nostra, qui in Germania, dove importanti consolati sono affidati a diplomatici giovanissimi o già in età avanzata ma senza alcuna esperienza nel mondo dell’emigrazione. Tutti comandanti che si distinguono più per il loro strafare che per il loro fare. E gli italiani in Germania? Non vi preoccupate: si salvano da soli, come hanno sempre fatto.